L’improvvisazione

Che cos’è l’improvvisazione? Il suo significato è contenuto nella parola stessa: è un’azione improvvisa, inattesa, ma che è in attesa di un accadimento, inaspettata, non pensata né dallo spettatore tanto meno dall’attore.
Come diceva Cartesio, “Cogito ergo sum”. Penso dunque sono. nell’improvvisazione viene meno questo famoso assunto. Sì perché l’improvviso attore l’intrattenitore non pensa ma crea sul momento e adatta la sua performance alle esigenze del luogo ma soprattutto del pubblico interlocutore che diventa prot-agonista assoluto del suo canovaccio. E con lui anche i suoi difetti, le sue particolarità che si trasformano in un sottile quanto sagace gioco di doppi sensi e battute ironiche. Quanto l’attore si lascia imbrigliare dall’arte dell’improvvisazione, infatti, diventa Personaggio, perso nell’ingranaggio del libero fluire del discorso, è attraversato dalle parole, e vi passa attraVerso lasciandosi possedere dal linguaggio. Ed è in questo stesso ingranaggio che poi, inevitabilmente, finisce per cadere anche chi, nei suoi versi, ritrova se stesso.

Questo accade specie all’improvvisatore in versi, in rima. Chi utilizza la rima, rima-nda sempre a qualcosa d ‘altro e di alto, compie un salto, un salto-verbale, vola sul verbo. Per lui è più vero il verba volant che lo scripta manent.
E la parola si fa nota, e dunque diventa musica, canta e incanta, ma allo stesso tempo non si rende nota rimane celata, si nasconde nell’ istante esatto in cui si palesa, dalla parola successiva perché ha successo ed è successa e così diventa il visibile dell’invisibile per dirla con Merlau Ponty.
L’improvvisatore dicevamo, paradossalmente, non pensa, ma riflette o meglio riflette se stesso, si specchia nello spettatore. E nello specchio, si sa, assistiamo ad un rovesciamento dell’immagine, quì lo spettatore vive un ribaltamento, uno scambio di ruoli, colui che vedeva e ascoltava adesso è visto e ascoltato, diventa protagonista. Cercando l’appoggio, la collaborazione, dell’auditore l’improvvisatore ne rapisce l’attenzione, e ne capisce le intenzioni, creando una tenzone dialogica, ma possibilmente non dialettica, non c’è scontro ma in-contro, l’improvvisatore in rima va VERSO il suo pubblico rendendolo privato, senza però privarlo della propria individualità ed identità. L’improvvisazione cosi intesa diventa l’Arte di mescolare, miscelare, unire, una sorta di moderna alchimia dove nel crogiuolo dei senza palco moderni, come i giullari erano i senza terra\palco di un tempo, si fondono le doti istrioniche, l’abilità teatrale, la comicità pungente, la cultura profonda , la rapidità cerebrale, il guizzo inaspettato, la sagacia buffonesca, l’intelligenza acuta, e la psicologia raffinata, creando uno spettacolo vivo, mai ripetitivo, che di volta in volta rinasce come la Fenice, ma non dalle proprie ceneri, bensì dalle scintille zampillanti della lingua italiana. Quella lingua resa immortale da geni come Dante, Boccaccio Petracra, Leopardi, Manzoni Montale, Ungaretti Gadda, e ai nostri giorni, Caproni, Pasolini Benigni, Riondino, Bergonzoni, Eco. Anche l’improvvisatore cerca di entrare im punta di piedi , o meglio in punta di lingua e profonda umiltà, in questo Uni-Verso.

Giro d’Italia storico -Solomeo Rinascimentale-

Continua il mio Giro d’Italia Medievale e Rinascimentale: Nord, Sud, Est, Ovest ed ora Centro. 
Dopo le varie scorribande lungo tutto lo stivale, avendo toccato moltissime regioni italiane, eccomi a riabbracciare l’Umbria: dal 22 Luglio al 31 Luglio sarò a Solomeo.
Un Borgo incantevole, magico, un luogo dell’anima più che della geografia.
Lì, se vorrete farmi compagnia, rivivremo i Fasti ed i Pasti ( adoro i giochi di parole)  del Rinascimento. Del resto una festa non è tale se non è anche accompagnata dal godimento per il palato e dal sollazzo dello stomaco.
Ma oltre ai piaceri per il Palato ci saranno anche quelli per il Pa(r)lato ( è più forte di me) del resto la presenza del mio alter ego, il Giullar Cortese dalle rime sempre accese, lo testimonia.  Degno,  a volte indegno, ma comunque d’ingegno, porta sempre un segno che proviene dal regno della parola, dal rito che giunge quasi a sfiorare il mito che si genera da ogni discorso, sia esso in prosa o in rima, cantato o incantato.
Non sarò solo su quel suolo, mi accompagneranno altri artisti ( sarò li anche in veste di consulente artistico) con i quali spesso condividiamo questa passione, ma che da ormai venti anni è diventata una professione.  Lo professo da sempre, la Passione può trasformarsi in Professione, ma la professione deve comunque mantenere i nobili caratteri della passione ed ecco che l’arte ci guadagna, ma se non ci guadagna anche l’artista allora l’arte va da un altra parte e diventa passione nel senso etimologico patire, e  come dice il proverbio: Patire è un po’ morire 🙂 Non dice esattamente così, ma il demone dei calembour continua ad impossessarsi di me.

Voi però fate un po’ come quando Virgilio disse a Dante: “Non ti curar di lor, ma guarda e passa”. Voi allora non vi curate dei mie giochi di parole, ma guardate e passate…Passate quindi a Solomeo da Venerdì 22 fino a Domenica 31. Saranno dieci giorni di spettacoli, rievocazioni, mercati, buon mangiare e bere, di divertimento ed altre suggestioni da vivere in uno dei borghi più incantevoli dell’Umbria e oso dire dell’Italia. Tutto contornato dall’aura e sotto l’egida di due sognatori, Federica e Brunello ( ai quali ora si aggiungono le loro figlie), che con occhio attento e appassionato continuano a realizzare il loro di sogno: dare dignità all’Uomo, sia come artefice di se stesso attraverso il lavoro, sia come semplice vivente e custode di quello che i padri gli hanno lasciato. Loro non sono soli, ma saranno supportati dal cuore della Società Filarmonica di Solomeo che dà le gambe e le braccia a questa Utopia concreta. 

Gianluca Foresi